Il tufo, l’oro bianco di Bourré

La cava dei Roches

Dietro le antiche cave di tufo della Valle della Loira si nascondono oggi cantine e coltivazioni di funghi

Le gallerie di pietra di tufo

Le scogliere di Bourré

Un numero davvero impressionante: 580 km di gallerie sono stati scavati nel ventre delle scogliere di Bourré, un piccolo borgo vicino a Montrichard, a Sud del dipartimento del Loir-et-Cher. I visitatori possono rendersene conto osservando dall’esterno le antiche cave di estrazione della pietra di tufo, un tempo chiamate “perrières” in dialetto locale.

Il tufo, detto anche “pietra di luce” o “pietra dei re”, ha apposto in effetti la sua impronta minerale nella Valle della Loira: castelli grandi e piccoli, chiese, abbazie, case signorili, muri di cinta, ponti, monumenti… Per molti secoli, ogni costruzione edilizia è stata edificata grazie a questa pietra estratta nelle cave sotterranee scavate dagli uomini con la sola forza delle loro braccia.

La cava dei Roches

La cava dei Roches ne è l’esempio più emblematico: una vera e propria città sotterranea che conserva intatte le facciate di superficie danneggiate dall’erosione. Un dedalo di ben 120 km di gallerie appartenente alla famiglia Delalande. Le prime tracce di estrazione del tufo risalgono all’XI secolo e si sono concluse nel 1920, a causa dell’aumento dei prezzi.

La famosa pietra detta “di Bourré”, ossia la pietra di tufo più rinomata e nobile, proviene dalla sedimentazione marina (organismi depositatisi in fondo al mare) e da frammenti di roccia trasportati dai corsi d’acqua durante le alluvioni. Questi sedimenti si sono poi sbiancati e induriti nel corso del tempo; nelle gallerie sotterranee potrai così contemplare ben 90 milioni di anni di storia!

Champignon nella cava dei Roches, a Bourré. © DR

C’è una vita dopo il tufo

Dopo l’interruzione dei lavori di estrazione del tufo, la temperatura costante delle gallerie (tra 10 e 12° C) e l’idrometria di circa l’80% le rendono luoghi ideali per essere utilizzati come cantine o per la coltivazione dei funghi.

Champignon, lepista nuda, pleurotus e persino shiitake giapponesi crescono a due passi dalla sorprendente città intagliata nel tufo da Christian Lhermite.

Quest’ultimo ha avuto l’idea di memorizzare gli edifici di superficie e di intagliarli nella pietra tra il 1998 e il 2001, al fine di conservare una traccia della loro architettura. Perché il tufo, molto friabile, si disgrega col passare del tempo, a causa delle intemperie e dell’inquinamento atmosferico.

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